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Fenrir.

Come accennato in apertura di blog è mia intenzione dedicarmi non solo alle creature che hanno una percentuale seppur minima di esistere ma anche a tutte quelle derivanti dalla mitologia dei diversi popoli, grandi o piccoli che siano. Accantoniamo così per qualche istante la criptozoologia e avventuriamoci nei freddi paesi nordici per parlare di uno dei più terrificanti e imponenti protagonisti (in negativo) di canti e ballate.

Tra qualche mese l’ennesima trasposizione cinematografica di un fumetto ci farà conoscere il figlio di Odino, Thor, e il relativo pantheon quindi approfittiamo dell’occasione e addentriamoci in quel mondo.

Fenrir.

Fenrisúlfr.

Hróðvitnir.

Vánagandr.


E’ con questi quattro nomi che viene identificato il feroce e gigantesco lupo della mitologia norrena, colui che porterà morte e distruzione nel Ragnarök.

Ma andiamo con ordine.

Le fonti.

Quel che sappiamo di Fenrir, e più in generale della mitologia nordica, lo dobbiamo prevalentemente a due opere antiche : l’Edda poetica e l’Edda in prosa.

La prima è una raccolta di canti e poemi risalenti ad un periodo tra il nono e l’undicesimo secolo mentre la seconda è ad opera di Snorri Sturluson e nasce come un manuale di poesia scaldica ma vi si trovano al suo interno svariati canti diventati colonne della letteratura norrena.

Parlare di queste due opere è impresa lunga e complicata e devierebbe troppo dall’obiettivo dell’articolo perciò se siete curiosi di approfondire l’argomento i due link che vi ho proposto sono un’incredibile fonte di sapere da cui iniziare.

Per quanto riguarda i reperti archeologici possiamo affidarci a tre pietre in particolare:

  • la croce di Thorwald: è un frammento di una pietra runica eretta a Kirk Andreas, sull’isola di Man. Vi è raffigurato un uomo con una lancia, molto probabilmente Odino, con un corvo sulla spalla, mentre un lupo lo azzanna ad una gamba.

  • la croce di Gosforth: sui suoi 4.4 metri di lunghezza sono raffigurate diverse scene che sembrano appartenere sia al giorno del giudizio cristiano che al Ragnarök scandinavo. In particolare vi è una scena in cui un uomo sembra spalancare le fauci di un grosso animale: l’ipotesi principale è che esso sia Víðarr, colui che ucciderà Fenrir secondo la leggenda, ma ad un esame più attento l’animale in questione sembra un serpente piuttosto che un lupo quindi non vi è ancora la certezza che si tratti di quell’episodio.

  • la pietra di Ledberg: risalente al secolo undicesimo e situata nella centro omonimo in Svezia. La scena raffigurata sembra essere ancora una volta quella di Odino che viene ucciso da Fenrir.

Le origini.

La nascita di Fenrir è piuttosto bizzarra: il concepimento avviene quando Loki, il più subdolo dei figli di Odino, trova il cuore della gigantessa Angrboða mezzo arrostito in un falò. Dopo averlo divorato partorirà ben tre creature: oltre a Fenrir vedrà la luce il serpente Jörmungandr e la giovane Hel, una ragazza il cui destino sarà quello di presiedere al regno degli inferi. I tre verranno allevati nello Jötunheimr, uno dei reami dell’universo scandinavo.

Ma quando gli dei della casata di Odino verranno a conoscenza della loro nascita, il re in persona ordinerà di portarli al suo cospetto: tralasciando quello che capiterà al serpente e ad Hel (perchè vorrei tornarci in un futuro), Fenrir verrà risparmiato nonostante le oscure profezie sul suo conto, soprattutto in riferimento al suo ruolo nel Ragnarök. Rimarrà quindi tra gli dei ma la sua furia sarà talmente terrificante che solo Tyr avrà il coraggio di nutrirlo.

L’incatenamento.

Ma Fenrir cresceva ogni giorno di più e di pari passo andava la sua ferocia a tal punto che gli dei cominciarono a cercare una soluzione per renderlo inoffensivo: crearono quindi una prima catena di eccezionale resistenza, chiamata  Lǿðingr (Leyding, lenza o “ciò che lega con astuzia”) ma serviva un inganno per riuscire a imprigionare lo spietato lupo. Sfidarono così la bestia a spezzare la catena e così fece Fenrir.

Fu creata una seconda catena allora, Drómi(Dromi, catena o “ciò che trattiene”), e riproposta la sfida: Fenrir si accorse che questa era notevolvemente più resistente ma anche lui era cresciuto in forza e riuscì ancora una volta nell’impresa.

La preoccupazione crebbe negli dei che mandarono così il messaggero Skírnir presso dei rinomati nani per costruire un laccio indistruttibile di nome Gleipnir (un termine vicino alle sbeffeggiare o deridere): per poterlo forgiare erano necessari sei elementi:

  1. rumore di gatto;
  2. barba di donna;
  3. radice di roccia;
  4. tendini d’orso;
  5. respiro di pesce;
  6. saliva d’uccello.

Una volta ricevuto il laccio, che pareva di seta, gli dei si recarono sull’isola di Lyngvi in mezzo al lago Ámsvartnir e chiamarono Fenrir. Ancora una volta lo sfidarono con l’astuzia a rompere il laccio ma il lupo fiutò l’aura magica che circondava il nastro e parlò agli dei esprimendo i suoi dubbi e costoro lo rassicurarono che se non fosse riuscito a spezzarlo lo avrebbero liberato per sempre. Avvertendo un pericolo nascosto chiese che come pegno di fiducia uno di loro infilasse la propria mano nelle sue fauci: nessuno ebbe il coraggio di tale sacrificio, eccetto Tyr, l’unico  che in passato aveva osato avvicinarsi alla bestia per dargli da mangiare.

Come previsto il nastro immobilizzò completamente la fiera e gli dei cominciarono così a deriderlo: Fenrir, totalmente umiliato e pieno di collera prese così il sacrificio designato, ovvero la mano destra di Tyr.

Il nastro fu poi legato alla corda Gelgja e a sua volta all’enorme masso Gjöll mediante la pietra Þviti (Thviti): in un ultimo sussulto di ferocia Fenrir spalancò le fauci che vennero immobilizzate piantandogli una grossa spada. Il fiume di saliva che ne deriverà sarà chiamato Van (speranza). Qui l’immane bestia resterà fino al giorno del Ragnarök.

La fine di tutto.

E giungerà infine il giorno del Ragnarök, in cui tutti i legami si scioglieranno, scorrerà il sangue e le catastrofi naturali devasteranno il mondo: ognuno si scontrerà con la propria nemesi e così avverrà anche per Fenrir.

Il potere di Gleipnir finirà ed il feroce lupo porterà morte e devastazione nei vari reami, così come era stato predetto nelle profezie, arrivando persino a divorare il sole (anche se non è chiarissimo se questo avverrà per merito suo, le fonti son discordanti).

Lo scontro finale avverrà contro Odino che lo affronterà con la magica lancia Gungnir finendo però sconfitto e morendo: verrà vendicato dal figlio Víðarr(Vidar) che fermando la mandibola con un piede spalancherà la mascella fino al cielo per poi uccidere definitivamente la bestia trafiggendone il cuore con la spada.

Finisce così la storia di Fenrir che non vedrà la resurrezione nel dopo Ragnarök.

La prole.

Fenrir viene spesso indicato come il progenitore unico dell’intera stirpe di lupi ma in particolare si narrà dei suoi due figli, i lupi Skoll e Hati: allevati entrambi da una vecchia nella foresta di Járnviðr avranno due ruoli simili.

Il primo inseguirà il carro del sole per poterlo divorare e compito simile avrà Hati con quello della luna: ciò avverà infine nel Ragnarök (anche se come detto secondo alcune versioni il sole verrà sbranato da Fenrir).

Citazioni.

Come vedete Fenrir possiede un fascino e un carisma di proporzioni epiche, è quindi normale che venga omaggiato o ripreso molto spesso: questo avviene soprattutto nei moderni videogame o romanzi fantastici, citarli tutti è davvero impossibile ma quando tale omaggio avviene Fenrir viene raffigurato in tutta la sua maestosa ferocia.

Il consiglio per potersi avvicinare a Fenrir e alla mitologia norrena in generale è di procurarsi l’Edda in prosa e l’Edda poetica: della prima l’edizione consigliata è quella del 1975 di Gianna Chiesa Isnardi, ripubblicata nel 2003 da Tea; della seconda c’è un’edizione Garzanti del 2004 chiamata Il canzoniere Eddico.

Infine non potrei concludere non citando il sito di riferimento per quanto riguarda miti scandinavi e non, sito sul quale ho fatto diverso affidamento per redigere l’articolo, ovvero il sito di Bitfrost, una fonte inesauribile ed estremamente competente che contiente una sterminata quantità di materiale.